Nonostante Gulcemal fosse morto, Zaffer non riusciva ad accettare la verità che lui se n’era andato per sempre. Ogni giorno, cercava tracce di lui, sperando che un giorno sarebbe tornato. Le lunghe notti le passava da sola, guardando verso l’orizzonte lontano, dove credeva che Gulcemal fosse ancora vivo. Ma tutto ciò che trovava era solo il silenzio, solo ricordi che non sarebbero mai tornati. Zaffer non riusciva a dimenticarlo, e non poteva scordare le ultime parole che lui le aveva detto prima di andarsene.
Nel frattempo, Deva, che aveva ricominciato una nuova vita, ma nel suo cuore, Gulcemal era ancora l’unico uomo che amava. Non riusciva a dimenticarlo, anche se tutto era cambiato. Aveva un figlio da Gulcemal, e il bambino era ormai cresciuto, sempre protetto dalla madre. Deva dava tutto il suo affetto al figlio, ma non avrebbe mai potuto sostituire l’amore che aveva per Gulcemal. Continuava a ricordare i momenti felici che avevano trascorso insieme, quei momenti semplici di felicità che ora esistevano solo nei ricordi.
Per ricordare lui, Deva aveva creato una collezione di dipinti chiamata “Gulcemal”. Ogni dipinto rappresentava un ricordo, un momento di vita che avevano condiviso. Ogni volta che guardava quelle opere, Deva sentiva come se lui fosse ancora lì accanto a lei, anche se sapeva che non sarebbe mai stato possibile. Sperava che quei dipinti potessero essere un modo per suo figlio di capire l’amore che lei provava per suo padre, e che non sarebbe mai svanito. Anche se non poteva sostituire Gul Cemal, attraverso quei dipinti sperava che suo figlio capisse che l’amore di suo padre vivrà sempre nel cuore della madre, e non scomparirà mai.