L’evento di lancio del nuovo marchio si svolgeva in un’atmosfera elegante e solenne. I grandi lampadari illuminavano la sala con una luce brillante, rendendo l’ambiente ancora più splendente. Gulcemal, sul palco, sorrideva con sicurezza mentre presentava il futuro promettente del marchio a cui aveva dedicato tutto il suo impegno.
Tutto sembrava perfetto fino a quando la porta principale non si aprì bruscamente. Zafer, con gli occhi pieni di rabbia, entrò, rompendo il clima formale. Tutti tacquero, con lo sguardo puntato su di lui.
“Finiscila con queste bugie, Gulcemal!” gridò Zafer, con una voce che risuonava nella sala. Puntò il dito contro Gulcemal e continuò: “Sei un assassino, e lo sai bene. Non fare l’eroe davanti a tutti!”
La tensione si diffuse rapidamente. Gli invitati iniziarono a mormorare, guardando Gulcemal con occhi pieni di dubbio. Ma ciò che scioccò tutti ancor di più fu quando Zafer si rivolse a Deva. “E tu, Deva,” disse con voce gelida, “pagherai caro se continuerai a stare dalla sua parte.”
Deva rimase impietrita, sentendo come se fosse stata colpita da una lama invisibile. Le parole di Zafer non solo l’avevano umiliata davanti alla folla, ma avevano anche ferito profondamente il suo orgoglio.
Dopo l’evento carico di emozioni negative, Deva e Gulcemal tornarono a casa in un silenzio opprimente. Ma appena varcata la soglia, tutto esplose.
Deva, con gli occhi pieni di rabbia, si rivolse a Ibrahim – che era rimasto in silenzio per tutto il tempo. “Perché non hai detto nulla? Perché hai lasciato che le cose degenerassero così tanto?” gridò, con una voce rotta dalla rabbia e dal dolore.
Ibrahim, che aveva trattenuto tutto per ore, non riuscì più a contenersi. “Ho fatto tutto per te, Deva! Ma tu hai mai pensato agli altri, oltre che a te stessa?”
Lei lo guardò, scioccata. “Sto facendo tutto per noi, per questa famiglia! Non lo vedi?”
Ma la risposta di Ibrahim fu ancora più dolorosa. Con voce fredda, disse: “Questa casa non è un orfanotrofio, Deva. Non posso continuare a salvare chi non sa apprezzare ciò che ha.”
Quelle parole furono come una lama nel cuore di Deva. Rimase immobile, con gli occhi pieni di lacrime.
Quella notte, Deva sedeva nel buio, con la mente sopraffatta da emozioni contrastanti. Le parole di Ibrahim risuonavano nella sua testa, come una sentenza impossibile da cancellare.
Non poteva più restare lì. Il senso di rifiuto e disprezzo era troppo da sopportare.
Deva decise di rivolgersi ad Armagan, l’unico che l’aveva sempre ascoltata e compresa. “Vieni con me,” disse, con voce supplichevole. “Non posso più restare qui.”
Armagan non fece domande. Annui, con uno sguardo deciso.
All’alba, mentre tutti dormivano ancora profondamente, Deva e Armagan lasciarono la casa. Scomparvero nella nebbia mattutina, lasciandosi alle spalle una casa piena di conflitti e dolore.
Il viaggio che li attendeva era incerto, ma Deva sapeva di dover ritrovare sé stessa, un luogo a cui appartenere. E con Armagan al suo fianco, sperava di costruire un nuovo inizio, anche se pieno di difficoltà e sfide.