Nella piccola stanza di Emrullah, Yelda trovò per caso una chiavetta USB nascosta sotto una pila di vecchi libri e quaderni. Le sue mani tremavano mentre la raccoglieva, e nei suoi occhi brillava una curiosità mista a inquietudine. Una sensazione di qualcosa di insolito le faceva battere il cuore più forte.
Senza esitare, corse da Gulcemal, il pilastro di tutti nei momenti di crisi. Gulcemal, con il suo sguardo acuto e il portamento risoluto, prese silenziosamente la chiavetta dalle sue mani. Yelda raccontò rapidamente ciò che aveva trovato, con una voce piena di urgenza.
Poco dopo, tutti si ritrovarono nella sala riunioni, dove la luce dello schermo grande illuminava i volti tesi dei presenti. Gulcemal era al centro, il viso carico di speranza e determinazione. Credeva che quella chiavetta USB avrebbe rivelato la verità su Deva, da tempo sospettata di essere una spia all’interno dell’organizzazione.
Inserirono la chiavetta, e il video iniziò a scorrere. Immagini sgranate apparvero sullo schermo, mostrando una conversazione tra Zafer e Deva in una stanza buia. Le voci si udivano chiare, ma il contenuto era vago. Deva sembrava parlare di piani generici, usando parole ambigue che non indicavano alcun tradimento esplicito.
Gulcemal aggrottò le sopracciglia, sentendo vacillare la sua sicurezza. Quando il video terminò, non era emersa alcuna prova concreta per accusare Deva. Nella sala calò un silenzio pesante. Ibrahim, che in precedenza aveva sostenuto Gulcemal, non poteva nascondere la sua esitazione.
Deva si alzò, fissando gli occhi su ciascuno dei presenti. “Se fossi una spia, questo sarebbe il momento per voi di condannarmi,” disse con una voce fredda ma piena di sicurezza.
Le sue parole spinsero tutti a riflettere. Nessuno era sicuro se stesse dicendo la verità o cercando di coprire le sue colpe. Ognuno si trovò intrappolato in una spirale di dubbi, non solo su Deva, ma anche sugli altri membri del gruppo.
Gulcemal, nonostante la delusione, non si arrese. Sapeva che la verità non si svela mai facilmente. Ma capì anche che, in questa battaglia, la fiducia e la lealtà rappresentavano la sfida più grande. Doveva trovare un modo per affrontare i conflitti interni del gruppo prima che i sospetti li distruggessero dall’interno.