Un giorno, mentre la famiglia di Deva si stava preparando per una serata tranquilla, tutto cambiò improvvisamente quando suo figlio, Cemal, sparì. La famiglia entrò in panico, ognuno cercando freneticamente il ragazzo, ma Cemal sembrava essere scomparso nel nulla. Deva, piena di ansia e paura, cominciò a telefonare e a correre fuori sperando di ritrovare il figlio.
Nel mezzo di questa confusione, Gulcemal, l’uomo che un tempo aveva fatto parte della vita di Deva, passò casualmente da quelle parti. Non poté fare a meno di riconoscere Cemal, vedendolo camminare da solo con uno sguardo smarrito. Vedendo la situazione pericolosa, Gulcemal decise di aiutarlo silenziosamente, senza che nessuno lo sapesse. Si avvicinò delicatamente a Cemal, con uno sguardo preoccupato ma deciso. Senza dire una parola, Gulcemal mise segretamente nella tasca del ragazzo un vecchio libro, lo stesso che aveva regalato a Deva tanto tempo prima, prima di andarsene. Il libro, intitolato “Il mio albero di arance rosse”, era un regalo speciale, carico di affetto e ricordi che Gulcemal aveva per Deva.
Quando Cemal tornò a casa sano e salvo, il libro divenne un simbolo speciale, un messaggio silenzioso di Gulcemal. Non era solo un libro, ma un segno che indicava che lui li stava ancora osservando da lontano, preoccupandosi per la famiglia e amando Deva, anche se era lontano da loro da tempo. Il libro divenne un ricordo, un oggetto pieno di significato, legato ai momenti dolci e amari di un passato ormai lontano. Deva, quando prese il libro in mano, non poté fare a meno di sentire la presenza di Gulcemal, anche se non era più accanto a lei, ma il suo affetto per la famiglia non svanì mai.