Da quando è stata rinchiusa nell’ospedale psichiatrico, Asu non è più la ragazza debole di una volta. La prigionia tra le quattro mura fredde ha cambiato il suo spirito, incanalando una determinazione a vendicarsi che non può più essere fermata. Nei primi giorni, si sentiva disperata e confusa, ma pian piano, il dolore si è trasformato in una rabbia crescente, alimentando una vendetta che non avrebbe conosciuto limiti. Non era più una donna che gli altri potevano disprezzare; era diventata una donna forte, astuta e pronta a vendicarsi.
Durante le lunghe notti silenziose, Asu si distendeva sul vecchio letto dell’ospedale, con gli occhi che non riflettevano più preoccupazione, ma solo odio. “Loro dovranno pagare per tutto quello che mi hanno fatto,” sussurrava nell’oscurità. Il tradimento di Kemal e Nihan, le persone che aveva amato e in cui aveva riposto la sua fiducia, non poteva svanire. Asu era convinta che tutto il suo dolore derivasse dalla loro relazione, dal fatto che Nihan avesse preso il cuore di Kemal, lasciandola sola, nell’abisso della solitudine e della disperazione.
Giorno dopo giorno, Asu iniziò a fare piani. Non era più la ragazza che piangeva chiedendo aiuto, ma una donna con la mente lucida e calcolatrice. Ogni suo passo era meticolosamente pianificato. Con le vecchie connessioni che aveva costruito nel corso degli anni, Asu cominciò a cercare un modo per fuggire da quel posto e tornare alla sua vita, stavolta con un obiettivo più chiaro che mai.
Si avvicinava a infermieri, medici e personale dell’ospedale, fingendo di essere una paziente tranquilla, senza creare alcun problema. Manteneva un comportamento silenzioso, sopportando le visite mediche e le notti insonni senza mai lamentarsi. Ogni sessione di terapia, ogni conversazione con i medici erano occasioni per lei di cercare una debolezza, un’opportunità per uscire.
Nel frattempo, Asu cominciò a pensare a chi, nel suo passato, potesse aiutarla. Gli ex amici, i colleghi che un tempo avevano avuto stima di lei, tutti rappresentavano dei pezzi importanti del suo piano. Iniziò a cercarli, a contattarli e a chiedere aiuto, fingendo di essere vulnerabile e bisognosa. Mostrava loro di essere una vittima, convinta che fossero proprio loro l’unica via d’uscita da quell’inferno.
Ma Asu sapeva che, una volta fuori, non sarebbe mai tornata alla sua vita precedente. Il gioco sarebbe cambiato. Non sarebbe più stata la vittima, ma una donna forte, determinata, che non avrebbe mai avuto pietà. E il primo obiettivo della sua vendetta sarebbe stato Kemal e Nihan, le persone che, secondo lei, le avevano rubato tutto. Tutto ciò che avevano fatto a lei doveva avere un prezzo.
Durante le lunghe notti in ospedale, quando tutti gli altri dormivano, Asu iniziò a pianificare nel dettaglio il giorno in cui sarebbe fuggita. Non sarebbe mai più stata una vittima. Sarebbe tornata e, stavolta, avrebbe governato il gioco.