Nihan e Kemal tornarono in ospedale con la speranza che le condizioni di Gurcan si fossero stabilizzate. Appena entrarono nell’unità di terapia intensiva, però, si resero conto che qualcosa non andava. La stanza dove Gurcan si trovava era vuota, il letto non c’era più. I medici e gli infermieri scossero la testa, nessuno sapeva cosa fosse successo. Rimasero scioccati quando scoprirono che Gurcan era stato segretamente trasferito senza che nessuno fosse stato informato.
Un senso di preoccupazione li travolse, Nihan guardò intorno a sé con confusione, sentendo che qualcosa stava accadendo dietro le quinte. La coppia cominciò a rendersi conto che non erano più semplici partecipanti all’indagine, ma che stavano diventando gli oggetti di una sorveglianza costante. Da una sensazione di incertezza iniziale, il sospetto si trasformò in ansia mentre gli sguardi furtivi si moltiplicavano intorno a loro.
Nihan non riusciva più a nascondere la sua preoccupazione. Cominciò a sentire che tutto stava sfuggendo al suo controllo, e che la sicurezza che avevano precedentemente sentito era ormai svanita. Ma Kemal, pur avvertendo anche lui la tensione nell’aria, cercò di mantenere la calma e rassicurare lei. “Non ci fermeremo. Troveremo chi c’è dietro tutto questo,” disse, con voce ferma ma anche preoccupata.
Proprio in quel momento, udirono il suono di passi leggeri provenire dal corridoio. Quando si voltarono, videro l’ombra di un uomo dai capelli biondi che stava in piedi in silenzio, guardandoli. Prima che riuscissero a capire cosa stesse succedendo, l’uomo scomparve velocemente, svanendo nell’oscurità del corridoio. Entrambi rimasero immobili, incapaci di dire una parola. Tutto ciò che sapevano era che quell’uomo, con uno sguardo gelido e un sorriso enigmatico, era una parte fondamentale del gioco pericoloso in cui erano intrappolati.
La tensione non svanì, e Kemal strinse più forte la mano di Nihan, determinato a non lasciare che qualcuno rimanesse nascosto nell’ombra senza pagare il prezzo.