Hakan era di fronte a Emir, con gli occhi pieni di rabbia e determinazione. I suoi occhi erano fiammeggianti, pieni di vendetta, come un fuoco che non poteva essere spento. Aveva visto troppe atrocità commesse da Emir, crimini insopportabili, complotti malvagi che avevano distrutto la sua vita e quella delle persone a lui care. Ora, non poteva più sopportare. La sua mano stringeva la pistola, mirata direttamente contro Emir, pronto a vendicarsi per tutto il dolore che gli aveva causato.
Tuttavia, proprio mentre Hakan stava per premere il grilletto, un colpo di pistola riecheggiò nell’aria, interrompendo l’atmosfera tesa. Mehmet, il braccio destro di Emir, apparve improvvisamente dall’ombra, con uno sguardo gelido e la pistola ancora in mano. Un proiettile colpì Hakan, e un dolore acuto lo pervase. Si sentì cadere a terra, ma anche in quel momento, nonostante il dolore lancinante, i suoi occhi non tradirono alcuna debolezza. Nonostante le ferite, la sua determinazione rimase intatta. Hakan giurò che Emir avrebbe pagato per tutto quello che aveva fatto.
Nihan corse verso di lui, abbracciandolo con forza, con gli occhi pieni di paura e disperazione. “Hakan, non farlo, non puoi,” supplicò tra le lacrime, sperando che lui non sacrificasse tutto per affrontare Emir. Ma proprio in quel momento, Emir, con un atteggiamento freddo e senza alcun rimorso, si girò e se ne andò, senza dare importanza al destino di Hakan o alle suppliche di Nihan.
Hakan sentì la forza di Nihan mentre lo abbracciava, ma sapeva che questa battaglia non era finita. Anche se il suo corpo era indebolito, il suo cuore rimaneva forte, e una promessa profonda giaceva nel suo animo: Emir non sarebbe mai riuscito a sfuggire alla giustizia.