Il parco nel tardo pomeriggio era tranquillo, ma l’aria tra Ali e Tufan era carica di tensione. I due si fronteggiavano, entrambi con la sensazione inquietante di essere osservati, ma nessuno dei due sapeva da dove provenisse questa sensazione. Ali guardava attorno, gli occhi vigili, non sicuro se fosse solo il suo istinto a fargli provare quella sensazione. Anche Tufan, preoccupato, evitava di parlare, ma il suo viso tradiva un chiaro disagio. Entrambi sapevano che, in situazioni come quella, un passo falso poteva portare a pericoli inaspettati.
Dietro a cespugli fitti, Emir osservava ogni loro mossa, con un sorriso astuto che si disegnava sul suo volto. I suoi occhi brillavano di sicurezza mentre seguiva tutto ciò che stava accadendo. Sapeva che quella scena faceva solo parte di un piano ben più grande, un piano che stava meticolosamente preparando per prendere il controllo della situazione. Emir non avrebbe mai mostrato segni di esitazione o sorpresa, ma non immaginava che, alle sue spalle, un altro giocatore fosse pronto a cambiare le sorti.
Kemal, con la sua solita attenzione ai dettagli, era nascosto a una distanza maggiore, con la consapevolezza di non essere visto da Emir. Lo aveva seguito per giorni, osservando ogni suo movimento, e ora era determinato a fermarlo. Capiva che questa volta doveva fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi. Non avrebbe permesso che Emir guadagnasse un altro passo avanti.
Mentre Ali e Tufan continuavano la loro discussione carica di tensione, Emir rimaneva concentrato e sicuro, inconsapevole che qualcuno stesse gradualmente avvicinandosi. Kemal aveva già un piano in mente. Non avrebbe permesso ad Emir di scappare dal suo controllo questa volta, e il gioco stava iniziando a cambiare direzione.